Gianni era felice. Stava insieme a una ragazza che soffriva molto per i problemi delle madri dei desaparecido e che sull'argomento aveva letto tutto un libro intero e visto con grande coraggio un documentario in full accadì. Quella sera tornò a casa e lei gli disse che sarebbe andata via, la sofferenza del mondo era troppa e doveva fare qualcosa. Dove vai, le chiese? A Latina, rispose lei. Ma come farai coi soldi? I soldi non sono tutto, disse con una punta di rimprovero nella voce, ho delle azioni da parte, me le ha regalate Sergio. Gianni restò in silenzio, ma il suo sesto senso non gli fece sfuggire alcuni particolari piccolissimi: il biglietto del treno per due persone sul tavolo, la valigia di lei già fatta, la sua valigia che bruciava in terrazzo, un tatuaggio fresco sul braccio di lei, "Sergio allòviu" e un tizio seduto al tavolo. Fece due più due e capì che forse le cose tra di loro non stessero andando proprio bene. Ma non voleva scoprire subito le carte. Guardò il tizio al tavolo e disse: Sergio, suppongo. Il tizio scoppiò in lacrime, prese la mano di Gianni e tra i singhiozzi disse: no, ma se lo becco lo ammazzo, mi sta portando via il mio amore. Gianni era felice, ma cominciò a essere un po' pensieroso.